MARCHESI SI DIVENTA

Il maestro dei cuochi è tornato là dove tutto ha avuto inizio.

Gualtiero Marchesi ha dato vita nel 2014 in via Bonvesin de la Riva alla sua Accademia.

Un luogo di studio, di apprendimento e di sperimentazione dove formare i cuochi e divulgare i principi di una sana alimentazione, dove la cucina e l’arte, in tutte le sue manifestazioni, dalla musica alla scultura, alla pittura, all’architettura, al teatro … possano contribuire alla definizione del buono e del bello, coinvolgendo sia gli adulti sia i bambini.

Per questo, all’interno della struttura, tutti i piani di lavoro sono regolabili in altezza a seconda dell’età dell’allievo.

In particolare, l’Accademia offre ai cuochi, che conoscono già i fondamentali e desiderano affinare le proprie competenze, mettendosi in gioco al di là della semplice bravura, la possibilità di intraprendere un percorso dove accanto al modo di cucinare si intravede anche il senso della cucina.

L’Accademia è anche un luogo d’elezione per gli amatori che possono trovare un ciclo di lezioni a loro dedicate, ideate da Marchesi e tenute da insegnanti da lui selezionati e formati: una proposta unica per acquisire la conoscenza e le tecniche di preparazione e di cottura di grandi materie che stanno alla base della cucina italiana con le ricette del Maestro.

L’Accademia svolge un ruolo complementare rispetto ad ALMA, la Scuola internazionale di cucina italiana di cui Gualtiero Marchesi è Rettore dalla nascita nel 2004: si potrà passare dalla totale padronanza delle tecniche ad un percorso di approfondimento e di raffinamento delle proprie capacità personali.

Sarà l’occasione, per Marchesi, di interpretare ancora di più il ruolo di maestro, formando dei cuochi che, a loro volta, saranno in grado di insegnare, guidando la brigata di cucina con mano sicura e soprattutto con immaginazione. Cuochi di talento e non semplici creativi.

«La cucina non è un fine è un mezzo. È uno dei linguaggi con cui parlare a se stessi e al mondo – afferma Gualtiero Marchesi – e per raggiungere questa dimensione, bisogna passare dalla condizione, imprescindibile, di esecutore a quella più indefinibile e profonda di compositore».